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Retinopatia diabetica, rischio inferiore con le tecnologie per il diabete di tipo 1

Una durata più lunga del diabete è importante fattore di rischio per lo sviluppo e la progressione della retinopatia diabetica nei pazienti con diabete di tipo 1 e di tipo 2.

Negli adulti affetti da diabete tipo 1 l’utilizzo dei dispositivi di monitoraggio del glucosio riduce il rischio di sviluppare la retinopatia diabetica, grazie a un maggior tempo trascorso dai pazienti nell’intervallo glicemico corretto. I risultati di uno studio di coorte sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Network Open.

La retinopatia diabetica è una complicanza debilitante del diabete ed è la principale causa di cecità irreversibile nella popolazione in età lavorativa nel mondo. È risaputo che livelli elevati di emoglobina glicata (HbA1c) e una durata più lunga del diabete sono importanti fattori di rischio per lo sviluppo e la progressione della retinopatia diabetica nei pazienti con diabete di tipo 1 e di tipo 2. Rispetto agli adulti con diabete di tipo 2, quelli affetti dal tipo1 sono particolarmente a rischio di complicanze della retinopatia diabetica, per via dell’esordio precoce e dell’intrinseca variabilità associata al diabete.

Il Diabetes Control and Complications Trial ha fornito informazioni significative sulla progressione e sulla prevenzione della retinopatia diabetica, mettendo in luce che senza una terapia insulinica intensiva una percentuale allarmante, quasi il 50%, dei pazienti con diabete di tipo 1, ha sviluppato questa complicanza oculare in media nell’arco di 6,5 anni. Inoltre ha anche suggerito che la terapia insulinica intensiva, abbinata a livelli ridotti di HbA1c, potrebbe ridurre significativamente sia il rischio che la progressione della retinopatia diabetica.

Pochi dati sui benefici delle tecnologia per il diabete nel diabete di tipo 1
«Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito all’emergere e al proliferare di tecnologie per il diabete, come i dispositivi per il monitoraggio continuo del glucosio (CGM) e le pompe per insulina. Questi strumenti, ora parte integrante della moderna gestione del diabete, sono associati a livelli più bassi di HbA1c, a una diminuzione dell’incidenza di chetoacidosi diabetica e alla riduzione degli eventi ipoglicemici» hanno premesso il primo autore Alvin Liu del Wilmer Eye Institute, Johns Hopkins University School of Medicine, Baltimora, Maryland, e colleghi.

Studi precedenti hanno riportato un’associazione tra l’uso del microinfusore per insulina e un ridotto rischio di retinopatia diabetica negli adolescenti e nelle donne in gravidanza. Inoltre, studi condotti su adulti con diabete di tipo 2 che utilizzavano il CGM hanno dimostrato che una minore durata del tempo trascorso nell’intervallo glicemico corretto è associato allo sviluppo della retinopatia, ma vi sono dati limitati sull’uso di questi dispositivi e l’associazione con le complicanze del diabete nei soggetti con diabete di tipo 1.

Per colmare questa lacuna, il presente studio si proponeva di valutare se l’uso di CGMpompa per insulina o una combinazione di entrambi fosse associato a un minor rischio di retinopatia diabetica, compresa la forma grave proliferativa (PDR) in soggetti con diabete di tipo 1, ipotizzando l’uso di queste tecnologia riducesse il rischio della complicanza oculare.

Lo studio retrospettivo di coorte è stato condotto dal 2013 al 2021, con analisi dei dati eseguita da giugno 2022 ad aprile 2023. Ha coinvolto 550 pazienti con diabete di tipo 1 (età mediana 40 anni, 54,4% donne, 24,5% neri o afroamericani, 68,4% bianchi), con una durata mediana del diabete di 20 anni e HbA1c del 7,8%, afferenti a un centro terziario per il diabete e a un centro oftalmologico.

L’endpoint primario era lo sviluppo di retinopatia diabetica (DR) o retinopatia diabetica proliferativa (PDR) associati all’uso del CGM e della pompa per insulina, mentre un endpoint secondario era la progressione della DR.

Riduzione del rischio di retinopatia diabetica, anche proliferativa
Nel complesso, il 62,7% dei pazienti ha utilizzato il CGM, il 58,2% ha utilizzato una pompa per insulina e il 47,5% entrambi. Il 44% dei partecipanti ha avuto DR in qualsiasi momento durante lo studio.

All’analisi univariata l’uso del CGM era associato a probabilità più basse di DR e PDR, e il CGM abbinato a una pompa insulinica a probabilità più basse di PDR (P<0,05 per tutti) rispetto al non utilizzo del CGM.

La regressione logistica multivariata, aggiustata per età, sesso, razza ed etnia, durata del diabete, complicanze microvascolari e macrovascolari, tipo di assicurazione e HbA1c media, ha mostrato che il CGM era associato a una minore probabilità di DR (odds ratio, OR, 0,52, P=0,008) e PDR (OR 0,42, P=0,004), rispetto al non utilizzo del CGM. Nell’analisi longitudinale dei partecipanti senza PDR al basale, 79 pazienti su 363 (21,8%) hanno avuto una progressione della DR durante lo studio.

«L’uso del CGM probabilmente determina una ridotta variabilità dei livelli di glucosio anche quando i livelli medi rimangono gli stessi, e questo può conferire un’ulteriore protezione contro le complicanze del diabete, inclusa la DR» hanno commentato gli autori. «Anche se la natura retrospettiva dello studio e la mancanza di una raccolta coerente di parametri CGM essenziali, come il time-in-range e la variabilità glicemica hanno precluso l’analisi di queste variabili CGM, i risultati suggeriscono che la variabilità glicemica possa essere un fattore di rischio per le complicanze associate».

Nell’analisi l’utilizzo della sola pompa per insulina non ha mostrato un’associazione con la DR, in contrasto con quanto rilevato in altri studi con durata del diabete più breve. La più lunga durata mediana della malattia in questa coorte, pari a 20 anni, rispetto a quelle riportate in altri studi, potrebbe spiegare i dati contrastanti.

«Anche se l’uso del CGM è considerato lo standard di cura per il monitoraggio del glucosio nel diabete di tipo 1 e il suo utilizzo è aumentato negli ultimi dieci anni, i benefici conferiti dalla mitigazione del rischio delle complicanze associate al diabete ne supportano ulteriormente l’uso nella gestione della malattia» hanno concluso. «Potrebbe essere utile che la ricerca futura si concentri su parametri specifici del CGM, come il time-in-range e la variabilità glicemica, oltre che sui sistemi insulinici ibridi a circuito chiuso, sulla riduzione delle complicanze nel diabete di tipo 1».

Referenze

Liu TYA et al. Use of Diabetes Technologies and Retinopathy in Adults With Type 1 Diabetes. JAMA Netw Open. 2024 Mar 4;7(3):e240728. 

fonte: pharmastar

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