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Pre-diabete, variare lo stile di vita riduce il rischio di diabete più della terapia farmacologica

Lo stato di prediabete è associato a un aumentato rischio di diabete, di eventi cardiovascolari e della mortalità.

Lo stato di prediabete è associato a un aumentato rischio di diabete, di eventi cardiovascolari e della mortalità. Questo è quanto riferisce una revisione della letteratura pubblicata su JAMA, nella quale si legge anche che la terapia di prima linea per il prediabete consiste nella modifica dello stile di vita, con perdita di peso ed esercizio fisico, o nella somministrazione di metformina, con risultati migliori per la prima opzione.
Il prediabete, definito come un livello di glucosio a digiuno compreso tra 100 e 125 mg/dL, un livello di glucosio compreso tra 140 e 199 mg/dL misurato due ore dopo un carico orale di 75 g di glucosio o un livello di emoglobina glicata (HbA1C) compreso tra 5,7% e 6,4% o dal 6,0% al 6,4%, colpisce circa 720 milioni di individui in tutto il mondo. «Una metanalisi ha rilevato che il pre-diabete al basale è associato a un aumento della mortalità e a un aumento dei tassi di eventi cardiovascolari» spiega Justin Echouffo-Tcheugui, della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora, Stati Uniti, autore principale del lavoro. I ricercatori hanno cercato di approfondire la questione, e hanno osservato che la modifica intensiva dello stile di vita, consistente in restrizione calorica, aumento dell’attività fisica (150 min/settimana), automonitoraggio e supporto motivazionale, è stata in grado di ridurre l’incidenza del diabete di 6,2 casi per 100 anni-persona durante un periodo di tre anni. La metformina ha ridotto il rischio di diabete tra gli individui con prediabete di 3,2 casi per 100 anni-persona durante tre anni. La metformina è stata più efficace per le donne con precedente diabete gestazionale e per gli individui di età inferiore ai 60 anni con indice di massa corporea di 35 o superiore, livello di glucosio plasmatico a digiuno di 110 mg/dL o superiore, o livello di HbA1c del 6,0% o superiore. In un editoriale di accompagnamento, William Herman, della University of Michigan di Ann Arbor, USA, ritiene che il concetto di “pre-diabete” sia da abbandonare, e sia invece il caso di utilizzare modelli di rischio multivariabile che includano misure di glicemia e informazioni sociodemografiche e cliniche per stimare il rischio di ciascun individuo. «Tali modelli dovrebbero essere utilizzati per selezionare la strategia di intervento ottimale per la prevenzione del diabete per ogni individuo» conclude l’editorialista.

JAMA 2023. Doi: 10.1001/jama.2023.4063
http://doi.org/10.1001/jama.2023.4063

Fonte: doctor33

fonte:

doctor33

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