Inattivare un gene delle cellule beta pancreatiche potrebbe interrompere la catena di eventi che porta il sistema immunitario a distruggerle causando il diabete di tipo 1 (DM1), secondo uno studio svolto all’Università di Chicago che ha esaminato il ruolo delle betacellule nell’innescare l’autoimmunità. I risultati della ricerca, pubblicata su Cell Reports, sollevano anche la possibilità che nuovi farmaci possano impedire al sistema immunitario di distruggere tali cellule, prevenendo lo sviluppo del DM1 in pazienti a rischio o ad esordio precoce.
Per giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno eliminato in topi geneticamente predisposti allo sviluppo di DM1 un gene chiamato Alox15, deputato a produrre l’enzima 12/15-lipossigenasi, noto per essere coinvolto nei processi infiammatori a carico delle cellule beta pancreatiche. Così facendo hanno scoperto che l’eliminazione di Alox15 preservava la quantità di cellule beta, riduceva il numero di linfociti T infiltrati nelle isole pancreatiche e impediva lo sviluppo del diabete di tipo 1 in entrambi i generi. Ma non solo: i topi oggetto di studio mostravano anche una maggiore espressione del gene che codifica per la proteina PD-L1 che sopprime l’autoimmunità. «Il sistema immunitario non decide dall’oggi al domani che attaccherà le cellule beta. Pensiamo che la cellula beta stesse si fossero in qualche modo modificate radicalmente per innescare l’autoimmunità» afferma il coordinatore dello studio Raghavendra Mirmira, professore di medicina e direttore del Diabetes Translational Research Center all’Università di Chicago. «Tant’è che eliminato Alox15, l’attacco immunitario alle cellule beta è stato completamente soppresso» riprende il ricercatore.
«Questo ci dice che esiste un dialogo complesso tra cellule beta e cellule immunitarie e se si interviene in quel dialogo si può anche prevenire il diabete» aggiungono gli autori, che hanno testato su cellule beta umane un farmaco chiamato ML355 che inibisce l’enzima 12/15-lipossigenasi. «Il composto aumenta i livelli di PD-L1, cosa che potrebbe interrompere la risposta autoimmune e prevenire lo sviluppo del diabete. Idealmente, dovrebbe essere somministrato a pazienti con storia familiare ad alto rischio o subito dopo la diagnosi» conclude Mirmira, che assieme al suo team sta muovendo i primi passi per avviare studi clinici che valutino possibili terapie a base di ML355.
Cell Reports 2022. Doi: 10.1016/j.celrep.2022.111011
https://doi.org/10.1016/j.celrep.2022.111011
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Fonte: Doctor33